C’è un momento specifico della S. Messa che piace particolarmente a Chiara ed è lo scambio del segno della pace!
Ci ha sorpresi tutti poco prima di Natale quando allungando la manina verso Cosimo ha esclamato “PACE” strascicando un po’ la “c” come fosse una “zeta”…eh la bolognesità!..e ora non vede l’ora di farlo con tutti, si dico tutti i presenti in chiesa ogni domenica trascinando Cosimo verso gli altri anche quando la Messa è finita perché sente dire dal sacerdote “andate in pace” e crede che si riviva quel momento, per lei giocoso.
Questa cosa mi ha fatto pensare, lei ha già colto tutto il messaggio di Gesù racchiuso in quel gesto; lei si rende conto che con il suo sorriso e quel gesto sta regalando qualcosa di prezioso. Quello che mi è venuto in mente è che noi adulti, delle volte, quel gesto lo facciamo di fretta, senza quasi guardarci negli occhi. Invece la dovremmo dire tutta quella frase, “che la pace sia con te” e rispondere sempre e comunque con “..e con il tuo spirito” e portare questo messaggio anche fuori dalla chiesa, nella nostra quotidianità.
Chiara per me si è accorta di quanto vale questa parola perché quando capisce che fa qualcosa di sbagliato e la sgridiamo, allunga la manine e dice “pace?” e noi ci sciogliamo!
Ora, io lo so che la sensibilità dei bambini è straordinaria ma il mio stupore cresce ogni giorno.
La ricerca scientifica ha più volte confermato che le persone con Sindrome di Down capiscono e assimilano tutte le informazioni che vengono date, a loro come ad altri, la difficoltà sta invece nel dover mandare indietro un messaggio,e lo vedo in Chiara, cerca qualsiasi altro canale di comunicazione ma vuole che il messaggio arrivi.
Mi viene in mente quanto è difficile, anche per chi non ha un cromosoma in più, relazionarsi con gli altri.
Quanta paura abbiamo di ferire l’altro?
Quanti problemi ci facciamo?
Quanto pesa sulle nostre relazioni l’apparenza?
Quanti muri alti costruiamo, piuttosto che impegnarci a trovare il giusto ponte di comunicazione?
Recentemente una mia amica mi ha detto che io ho sempre la parola giusta per l’occasione giusta, che so sempre cosa dire, e mi ha bloccata, sono qui che mi ripeto la sua frase nella testa da due giorni…che grande responsabilità!
Eppure delle volte non so proprio cosa dire, ci sono persone che vorrei semplicemente abbracciare in silenzio quando mi raccontano quello che gli sta succedendo, ma delle volte, data la distanza e che la comunicazione avviene solo per telefono, devo dire qualcosa e la maggior parte delle volte, anche se può sembrare pesante, mi vengono alla mente frasi di Vangelo alle quali non avevo pensato fino ad un attimo prima.
Allora è proprio vera quella frase di Luca che dice:
“perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire”. (Lc 8,12)
Però non è facile. Testimoniare. Dire che ci si crede davvero, con tutto il cuore, in quello che si dice, che non sono frasi di circostanza qualsiasi, che la senti davvero la forza dello Spirito Santo che ti spinge a parlare, anche a uno che non crede, a costo di fargli storcere il naso e a te viene da morderti la lingua. Ma a anche a uno che crede, se è in un momento di dolore, non si sente amato da nessuno, ma è giusto che tu sia li in quel momento a dirgli quelle cose, anche se non le accetta sul momento, tu stai li a portare un messaggio di pace da parte di qualcun’altro che attraverso di te, lo abbraccia con le sue parole.
Ecco allora l’importanza di quel “che la pace sia con te” perché ci trasforma in portatori di pace, ci trasforma in strumenti d’amore, ci fa ritornare come bambini che non vedono differenze e difficoltà, ma solo somiglianze ed opportunità.