Mettersi in cammino

02.09.19 by Giorgia e Cosimo

Che cosa significa davvero mettersi in cammino nella vita?

Non è solo prendere una strada e camminare ma è davvero un percorso di crescita, e quello che fa la differenza è il nostro atteggiamento!

Al settimo mese avanzato, la dottoressa in ospedale notò che la pressione sanguigna nel cordone ombelicale era alta, Chiara riceveva abbastanza ossigeno ma non al 100% e questo la portò a pensare che era meglio ricoverarmi.

Quaranta giorni prima della scadenza.

Mi affidai a Maria e a Chiara Corbella.

Al telefono Alessandra mi disse “ ok dai, il tuo deserto, la strada giusta verso Lui”.

In quel deserto mi ritrovai a pregare in ogni angolo dell’ospedale, libro delle ore nella app del cellulare ( se si vuole si prega ovunque) in una mano e “Solo l’amore crea” di Don Fabio Rosini nell’altra.

Girovagavo per il reparto di ginecologia, per quel momento non mi misero su in maternità.

Le infermiere mi scrutavano ogni volta che passavo davanti alla guardiola, qui ognuno stava nelle proprie stanze. C’è dolore in quelle stanze, donne a cui verrà tolto il seno, le ovaie, l’utero, il dolore silenzioso dell’endometriosi, ma anche speranza per un futuro senza cancro e dolore.

Nella mia stanza c’erano tre donne, abbastanza giovani, mi guardavano con il mio pancione, si chiedevano cosa ci facessi io li. Sorrisi, presi coraggio e iniziai a chiacchierare.

Loro mi raccontarono la loro storia, io la mia, è difficile avvicinarsi al dolore di una persona, e a volte dimentichiamo che basta una parola buona, una battuta, un semplice sorriso, proprio mentre nel libro ero arrivata alla quarta opera di misericordia spirituale: consolare gli afflitti!..ma l’afflitta non ero io, rinchiusa la dentro?!?

“Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino.” Salmi 119:105

Nelle Lodi di quel venerdì avevo pregato “Dalle Tue mani abbiamo ricevuto questo nuovo giorno, fa che segni l’inizio di una vita nuova” e li avevo capito se sarebbe stata questione di 24 ore perché il Signore quando ti fa una premessa così non devi avere dubbi.

Alle 9 mi vennero a prendere per il primo controllo, la mia dottoressa non c’era, la sua collega conosceva tutto di me e la cosa mi tranquillizzò un po’.

“ Devo parlare col primario.” Ecco, ci siamo. Chiamai Cosimo che dall’ufficio credo volò per arrivare da me, da noi.

Chiara nacque poche ore dopo, con taglio cesareo; uno scricciolo di 1720g lungo 44cm! Tutto l’Amore di Dio per noi era rinchiuso li!

Iniziava un’altra fase di questo cammino.

Che cosa significa davvero mettersi in cammino nella vita?

Non è solo prendere una strada e camminare ma è davvero un percorso di crescita, e quello che fa la differenza è il nostro atteggiamento!

Oh si che c’è da spaventarsi quando non sai prendere in braccio un neonato così piccolo e ti devi affidare alle infermiere e al tuo istinto! Ma la differenza sta nel nostro atteggiamento!

Positivi e fermi davanti alle cose, si non nascondiamo che il muro del pregiudizio sociale è alto, ma questo non ci ha fermato dal provare a scalare e giorno dopo giorno, siamo diventati noi gli “insegnanti” delle infermiere e dei dottori per il semplice fatto che era nostra figlia ad insegnarci e a comunicarci i suoi bisogni. La cosa importante è non stare fermi, avere lo slancio di fare quel passo in più verso l’altro, rimanere aperti al confronto e alla condivisione.

Questo vale sempre, nelle occasioni speciali come nella vita di tutti i giorni.

Chiara ci ha insegnato che era pronta per mangiare cose solide nei sui tempi, ci ha fatto capire che preferiva strisciare e rotolarsi a terra (meno male che abbiamo il riscaldamento a pavimento, in Austria l’inverno è lungo!) alla “Soldato Jane” per parecchi mesi, piuttosto che gattonare e preferiva usare la macchinina per spostarsi in casa, che aveva bisogno di avere l’esca di un biscotto o di un grissino per farti vedere che la forza di alzarsi in piedi era nascosta dentro di lei (furba eh?), che non ha guardato per quasi un anno lo scooterino per camminare!

Poi un giorno della scorsa settimana entrando in casa, si è accorta che era posteggiato sotto la scrivania, mi ha guardata e indicandolo mi fa “Mi?” - “ Si, Chiara è tuo!”, l’ha tirato fuori, se l’è studiato per un po’ e poi come quasi nulla fosse, si è alzata in piedi e ha iniziato a camminare appoggiata a questa mini versione di deambulatore! Ma non piccoli passi! Ha percorso l’intero corridoio!

Non vi descrivo le nostre facce!

Una delle prime cose che certi medici sono pronti a dirti è appunto, non aspettatevi che cammini in tempi normali! Che poi io vorrei sapere cosa vuol dire tempi normali! Uno cammina quando è pronto, proprio come per il parlare! Altra cosa su cui avevano detto altre castronerie del tipo che sarebbe stata una tipa molto silenziosa! Mentre scrivo rido! Li vorrei qui in casa, quotidianamente, a farsi venire il mal di testa insieme a me per quanto parla Chiara!

Insomma Chiara ha iniziato a camminare, due anni e due mesi compiuti e fa prove, sperimenta, si tiene poggiata con una manina sola, sempre in moto, prendendoci per mano, cammina insieme a noi, e noi con lei, col miglior atteggiamento possibile, sempre aperti a nuove avventure!