Io ci sono

07.10.19 by Giorgia e Cosimo

E’ sempre difficile spiegare agli altri quello che si vive, non perché si ha paura di non essere capiti ma perché si ha paura di non essere accolti.

In questo mondo dove tutto va e deve (davvero!?!) andare ad un certo ritmo, un bambino o una bambina che vanno ad una velocità differente “fanno strano”, e “fanno strano” i genitori di queste creature che come se non avessero le loro domande e i loro dubbi interiori vengono martoriati dagli atteggiamenti di chi dovrebbe supportarli nel loro cammino.

Mi ha colpito un discorso che ha fatto Don Fabio Rosini in uno dei suoi libri:

Come in musica: ogni musicista sa che non può suonare senza aver osservato bene “cosa c’è in chiave”…devo cantare la mia vita con la mia voce specifica, con i piedi nella mia storia, con il ritmo che mi fa bene e funziona…e termina dicendo: Tuo figlio cresce molto meglio quando rispetti il suo essere, i suoi tempi, e lo sai guidare alle cose sane, benefiche.

A volte mi faccio prendere dai dubbi, non parto più da Chiara, dal suo “io ci sono” ma da quello che potrei farle fare per farla stare allo stesso ritmo degli altri dimenticandomi che è lei che sta suonando la sua musica, come io sto suonando, o almeno provando, a suonare la mia.

Lo so che mi devo affidare di più, ma semplicemente a volte mi distraggo.

Quindi se questo capita a me che so che devo partire da lei figuriamoci quando devo trasmettere questa cosa a chi mi sta intorno per aiutare Chiara. Io mi diverto a chiamarlo il “Team di Chiara” fatto da noi e dagli operatori socio-sanitari che ci sono stati affidati (no non è un errore di battitura, lo penso davvero, chi arriva per aiutarti in una situazione, per mia modestissima opinione ti viene affidato a sua volta e se lo vedi così cambi il modo di relazionarti con questa persona), ultima arrivata l’insegnate di sostegno all’asilo nido che un po’ titubante mi domandava secondo me cosa doveva fare con Chiara, dopo avermi detto che la sua presenza non le aveva fatto ne caldo ne freddo.

Su un primo momento ho pensato “Andiamo bene..lo chiede a me!!” poi le ho detto di guardare semplicemente Chiara, di osservarla, di vederla relazionarsi con gli altri bambini, con le dade, mentre cerca di mangiare da sola, di vederla giocare mentre fa finta di cucinare o quanto ti richiede attenzioni lanciandoti la palla e di guardarla sempre negli occhi, perché è il primo segnale per farle capire “ io so che tu ci sei e ti sto guardando” e partire da li e di non stare a rimuginare se Chiara la osserva o meno, si vede che non vedendo le altre dade agitate per la sua presenza l’ha presa per una cosa normale ed è un buon segno. Cosimo mi ha detto che venerdì scorso Chiara è entrata in aula e si è messa a giocare con gli altri e non l’ha calcolata di striscio. Tutto normale.

E’ sempre difficile spiegare agli altri quello che si vive, non perché si ha paura di non essere capiti ma perché si ha paura di non essere accolti.

In questa ultima settimana una mia amica, anche lei con un bimbo che “va ad una velocità differente” mi ha detto di avere un cruccio sulla parabola dei talenti ed in particolare su questo pezzo:

Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

(Mt 25,14-18)

Su un primo momento, le ho risposto che non credo che durante la nostra vita riusciremo a capire ed intuire quali sono tutti i talenti che il Signore da a noi, in primis e poi ai nostri figli, poi andando a rileggere questo pezzo ho capito che la prima risposta è già li, in quel “a ciascuno secondo le sue capacità” e credo che il significato sia che il Signore non ci carica del troppo, ma del necessario.

Poi come sempre, la Provvidenza ti viene incontro e durante l’Adorazione Eucaristica in questo fine settimana aprendo la Bibbia a caso ( non è mai un caso!!) mi sono ritrovata un’altra risposta di Gesù alle nostre ansie materne:

Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

(Mt 6,25-33)

…è come se ci dicesse a noi mamme di stare tranquille, che ci pensa Lui, che ha già pensato a tutto Lui!

…e me ne accorgo ogni giorno di più, sopratutto ora che una nuova vita si fa spazio dentro me, attraverso i gesti di Cosimo e Chiara che accarezzano e baciano la pancia che cresce.

…e io penso, che bello quanto ci coccola il Signore! Quanto coccola i nostri figli dando a noi tutti quello di cui abbiamo bisogno veramente, il suo amore infinito ed incondizionato!