Il mio cartone preferito era ed è “La Bella e la Bestia”. Oltre alla storia d’amore mi è sempre piaciuto come tratta il tema della diversità, di come insegna a non giudicare dalle apparenze e come Bella non ci stia a non vivere la sua “vocazione”.Lei sa di non volere una vita “da divano”, sa che è stata fatta per vivere al meglio la propria vita.
Quando nel 2008 ho incontrato quel ragazzo che è oggi mio marito non avrei mai immaginato l’avventura meravigliosa che è il nostro matrimonio. Come dico in un post del blog che ho iniziato a scrivere dopo la nascita di nostra figlia, quando per il Signore lasci qualcosa, Lui poi ti ripaga con quel famoso cento volte tanto… e non scherza!
Chiara è una bambina meravigliosa, ha quasi due anni, capelli castani, gli occhi marroni, un caratterino peperino e un piccolo cromosoma in più. Lei fa parte di quel cento volte tanto che non ti aspetti ma per cui poi ringrazi il cielo di avertela mandata, perché è lei la strada che ci riporta ad essere piccoli.
In questo mondo che ci sfida alla perfezione, io guardo a quel piccolo cromosoma in più e ci vedo Dio. Ci vedo il suo modo di amarci, di sconvolgere i piani umani e renderli ancora più belli, Eterni.
Coraggiosi? Non lo so! Devo ammettere un po’ siamo andati nel panico, nessuno è equipaggiato per ricevere notizie del genere. La prima cosa che abbiamo fatto è stato cercare e parlare con altri genitori perché nessuno è più adatto a parlare di chi su quel treno ci è già salito e se la sta cavando alla grande. È così che si fanno amicizie, si ampliano gli orizzonti, ci si sente meno soli e la speranza di farcela divampa dentro di te.
Non siamo eroi. Siamo semplicemente due genitori che amano profondamente la loro piccolina. Siamo qui per dire che non è semplice, ( ma cos’è semplice in questo viaggio?) ma che ci spinge una forza che va al di là di ogni pensiero ed immaginazione, l’Amore, quello con la A maiuscola.
Io sono Giorgia, 30 anni, nata a Bologna e cresciuta tra Bologna, Catania e Recco, laureata in Economia dei Mercati e dei Sistemi Turistici. Tornata a Bologna dopo l’università , ho aperto un Room&Breakfast nella vecchia casa del nonno Gianni.
Con mio marito Cosimo, 30 anni, di Matera, laureato in Ingegneria Elettronica, per motivi di lavoro viviamo da quasi 4 anni a Villach in Austria e pensiamo che il Grande Capo abbia i suoi progetti su di noi qui.
Il 10 Ottobre 2015 io e Cosimo ci siamo sposati in Cristo in una bellissima chiesetta sull’appennino bolognese dedicata a San Giovanni Battista.
Mi è sempre piaciuto scrivere e incoraggiata da mio marito ho pensato di aprire un blog, che ho deciso di chiamare Come la Mortadella di Bologna e il Pane di Matera perché i nostri amici ci hanno sempre detto che stiamo bene insieme come queste due eccellenze culinarie italiane!
Io e Cosimo siamo stati insieme sette anni prima di decidere di sposarci e ci piace scherzare sul fatto che li dividiamo tra “prima di Assisi” e “dopo Assisi”. Ci siamo messi insieme a Gennaio 2008, io al primo anno di università, lui a metà dell’ultimo anno di superiori. La mia amica Claudia, mi aveva invitata a casa sua a Matera per il Capodanno. In quei giorni scoprii la bellezza sconfinata della città, la gioia di stare insieme a nuovi amici e conobbi suo cugino, Cosimo.
Mi trovavo molto bene a parlare con lui, ricordo di aver pensato subito che fosse un ragazzo con dei sani principi e con lui si poteva parlare di qualsiasi cosa. Non ci volle molto per capire che stava nascendo un certo sentimento tra di noi, ma nessuno dei due sembrava sbilanciarsi troppo fino a quando una sera, la vigilia dell’Epifania, davanti alla Cattedrale di Matera mi prese per mano. Fu un gesto semplice, bellissimo.
In quel momento è iniziata la nostra storia insieme (mentre rileggo ad alta voce l’articolo Chiara batte le manine). Sette anni, intensi, pieni di treni presi, di telefonate durate ore (grazie alle offerte della nostra compagnia telefonica!), di lacrime versate, di momenti condivisi che rimangono con noi per sempre.
Non è stato per niente facile ammettere i miei errori, le mie imperfezioni, le mie insicurezze, la mia troppa puntualità - anche il giorno del matrimonio mi hanno dovuto fermare a 20 metri dalla chiesa per 15 minuti perché non erano entrati tutti, li scuso solo perché pioveva a dirotto - oppure la mia poca inclinazione a perdonare - tasto dolente - ma anche il fatto che delle volte - ripeto - delle volte non ascolto e faccio di testa mia e mi ritrovo a gambe all’aria o il fatto che lui da bravo ingegnere è molto, ma molto pignolo e rompiscatole. Il percorso di coppia non è certo un’autostrada dove con tutte quelle gallerie non ti godi il panorama e sicuramente non è una gara a chi arriva prima… è simile piuttosto ad un sentiero di montagna, dove devi fare un passo alla volta, un piccolo passo dietro l’altro e la meta è quella vista meravigliosa e stupefacente di fianco alla croce.
Possiamo affermare che l’estate 2012 è stata la più calda e torrida estate della nostra storia. Il Signore ci stava preparando a quel “si” e noi non sospettavamo nulla. Andai in parrocchia a chiedere se potevo essere utile in qualcosa, volevo distrarmi, in più Cosimo era ancora dietro agli esami all’università e non si sarebbe liberato prima della fine di luglio, il parroco tutto contento mi disse che aveva bisogno di animatori per l’Estate Ragazzi.
Nella settimana di preparazione conobbi gli altri animatori tra i quali Andrea, la sua ragazza (ora moglie) Franziska e sua sorella Elena. Mi dissero che quel fine settimana sarebbero scesi ad Assisi perché i frati di Santa Maria degli Angeli avevano organizzato un pellegrinaggio notturno per le vie della città. Queste cose mi sono sempre piaciute e chiesi più informazioni e Andrea mi mise in mano il volantino del Servizio Orientamento Giovani.
Non so cosa mi disse il cervello, so cosa mi disse il mio cuore: chiama! Così feci, il frate che mi rispose mi disse che il corso successivo dove c’erano ancora posti era il Corso Vocazionale nel bel mezzo di Agosto. La sera telefonai a Cosimo, gli dissi del corso, che non sarei scesa al mare da lui, che avevo bisogno di capire qualcosa di più su di me perché avevo messo in dubbio tutto quello fatto fino ad allora. Non la storia con lui, anche se volevo sapere a che punto eravamo, ma la mia di storia a che punto era. Lui, che dalla fede era lontano, su un primo momento non capì ma non fece opposizioni. A Gennaio 2013 portai Cosimo ad Assisi al Corso Fidanzati/Fidánzati Gli chiesi di farlo per me. Gli dissi che era un corso sull’amore di coppia e non aveva senso, visto che stavamo insieme che io andassi a farlo da sola. La logica con gli ingegneri funziona sempre!
Quei quattro giorni ad Assisi cambiarono il modo in cui si vedeva lui, come mi vedevo io e come ci vedevamo coppia. Con uno come Padre Giovanni che ti urla per un fine settimana “La laurea che dovete prendere è la laurea in Amore!” e ti domanda costantemente al primo posto tu cosa metti, diciamo che la vita ti viene “leggermente” sconvolta. Non eravamo lì per caso. In quel momento Dio ci stava dicendo il suo pensiero sul nostro amore. Che era Lui che l’aveva pensato fin dall’inizio questo amore e che era ora di uscire dagli schemi del mondo che grida, che impone e che afferma delle false verità. Padre Giovanni ci diede dei punti da seguire, primo tra tutti tempo e spazio, come ho scritto, la nostra era una relazione a distanza e non dovevamo far passare troppo tempo tra un distacco e l’altro. Dovevamo viverlo questo fidanzamento.
Cosimo doveva ripartire da zero. Da Gesù.
Doveva capire chi era Gesù per lui. Per prima cosa lesse Gesù Zero di Paolo Curtaz. Poi incominciò ad andare in chiesa e si mise nella condizione di ascolto, senza pretendere di capire tutto al primo colpo. La fede non è sapere e conoscere, non è - solo - frequentare le chiese e pregare, non è fare o non fare qualcosa ma la fede è seguire qualcuno!
In un mondo che ti dice di non fidarsi di nessuno, di contare solo su di te, esiste un vento leggero che ti sussurra all’orecchio di seguirlo, di lasciare tutto il superfluo dietro di te, ciò che credevi ti definisse come persona e seguirlo. E il Signore ha lavorato su Cosimo, lo ha riplasmato e nel Vangelo il giorno della sua Cresima abbiamo avuto la conferma del suo amore per noi:
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto perché senza di me non potete fare nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e poi secca: poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà fatto. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena Gv15,1-11
Quando Cosimo ed io abbiamo detto alle nostre famiglie che volevamo sposarci, abbiamo cercato di scegliere bene le parole, abbiamo cercato di far capire che avevamo scelto un sacramento al quale ci siamo avvicinati piano piano. Ci è stato chiesto perché avessimo fretta, ci è stato detto - anche dai familiari - che era presto, che eravamo troppo giovani e con tante insicurezze, che si che la famiglia è importante ma prima c’è il lavoro da trovare, una casa dove stare, ma noi abbiamo risposto che abbiamo visto l’uno nell’altra gli stessi valori, la stessa voglia di famiglia e la bellezza di stare insieme. Perché aspettare?
Noi crediamo che un uomo e una donna possano amarsi per tutta la vita. Ci crediamo perché siamo diversi l’uno dall’altra, la bellezza sta proprio qui, nella diversità considerata come opportunità di conoscere il diverso da me ed è Dio che conduce il gioco, e non dobbiamo far altro che fidarci, affidarci e donarci. La nostra vocazione è il matrimonio! Questo è il motivo alla base.
Per questo abbiamo scelto uno stile “diverso”, senza sprechi, all’insegna della semplicità, un piccolo passo possibile, - come diceva Chiara Corbella - un matrimonio in chiesa perché l’ospite d’onore è stato Gesù che ci dona la vita e si è unito a noi per sempre, perché amarsi da Dio è magnifico!
Come ho già detto, ci siamo dati un appuntamento col Signore il 10 Ottobre 2015 in una piccola chiesa sui colli bolognesi circondati dai parenti più stretti e dagli amici. La nostra famiglia è nata quel giorno. Quando per il Signore lasci tutto, come diceva il nostro Vangelo, Lui ti ricompensa cento volte tanto!…e non scherza! Inizia a farlo subito con una nuova casa, nuove amicizie, buone notizie e dopo un anno e mezzo circa con il dono più grande, una cosa preziosa, una nuova piccola grande vita da custodire, proteggere e far diventare grande!
Da dove iniziare a raccontare? Dal test di gravidanza – emozione grandissima, Cosimo ha ancora la foto sul cellulare – dalla prima visita dove la ginecologa l’ha chiamata “ schwarze Punkte” (punto nero) e dove ho visto Cosimo incollato allo schermo e li ho capito che era definitivamente femmina oppure quando ricoverata per influenza intestinale al terzo mese, la ginecologa di turno mi disse che la sera precedente aveva visto qualcosa e voleva fare degli accertamenti?
Ci sono medici che sono un po “freddini”, ecco, quelli austriaci sono abbastanza glaciali; sono capaci di tenerti da sola in una stanza al buio per 45 minuti, misurando, guardando, e ascoltando quel bellissimo battito di vita e poi di accendere la luce e dirti che tua figlia, si decisamente femmina, molto probabilmente ha la Sindrome di Turner e che è molto difficile che sopravviva. Io a quel punto chiusi le orecchie, non volevo sentire nulla di ciò che aveva da dire ancora. Mi accarezzai la pancia. Alla mia creatura dissi che la dottoressa aveva torto, che il suo battito è forte e che c’era la mamma a proteggerla.
Mi sono chiesta come l’avrei detto a Cosimo, quale parole potevo usare? Quando l’ho visto sono scoppiata a piangere, gli ho detto “è femmina!” e poi tutto il resto. Mi ricordo che chiedevamo al Signore di indicarci la strada. Nelle settimane successive era tutto un susseguirsi di controlli ed esami. Una mia amica, ostetrica per tirarmi su di morale mi disse “Giorgia, pensa, in adolescenza non avrà la rottura del ciclo!” Scoppiammo a ridere, piangendo entrambe.
Prendemmo un appuntamento con un medico privato specialista nelle Sindromi, con lui decidemmo di fare il Pregnant Safe Test, che studia il DNA, ci rivelò che la nostra bimba aveva il 98% di possibilità di avere la Sindrome di Down. Non possiamo non dire che ci sentimmo sollevati, la notizia era “meno” dura. Ringraziammo il Signore, perché anche se sentivamo un po’ di deserto intorno, sapevamo che Lui c’era.
Alessandra al telefono mi disse “siete benedetti perché il Signore sta venendo proprio in casa vostra”; questa frase ci è rimasta nella testa ed è silenziosamente diventata parte delle nostre preghiere del nostro speciale “avvento”.
Come dico all’inizio…Coraggiosi? Non lo sappiamo. Chi non è coraggioso di questi tempi a scegliere la vita? C’è da dire che il nostro “villaggio” è composto da parenti e amici che ci sostengono, anche a distanza, anche con la preghiera. Non abbiamo sentito un solo “Oh, mi dispiace!” ma una vera apertura all’ascolto, a quello che è il nostro pensiero, a quella che è la strada che abbiamo davanti.
La vita è cambiata… ma cosa dico cambiata… stravolta!!! Crediamo che ogni figlio porti un po’ di scompiglio nella coppia, perché in quella relazione tra due + 1 (il numero uno è Dio non ve lo dimenticate!) arriva un terzo individuo che è assolutamente un’altra persona, del quale devi imparare tutto, e noi da quel giorno di metà Giugno, abbiamo imparato tante cose.
Abbiamo imparato che se la pressione nel cordone ombelicale è troppo alta, la creatura che porti dentro può stressarsi e allora nel giro di un’oretta ti preparano per un cesareo, ma tu sei tranquilla perché nelle Lodi di quella mattina hai letto “Dalle Tue mani abbiamo ricevuto questo nuovo giorno, fa che segni l’inizio di una vita nuova” e sai di essere nelle Mani giuste.
Abbiamo imparato che il primo urlo di tua figlia ti fa sciogliere, completamente. Da quel momento sei madre, sei padre per davvero. Abbiamo imparato che nonostante il cesareo, la tua bellissima bambina sia di 40 giorni prematura, il latte ti viene subito che quasi quasi rischi la mastite.
Abbiamo imparato a stare fermi vicino ad una culla termica per un mese perché la tua piccolina deve prendere peso e che il Signore non smette mai di parlarti e che quando gli chiedi “dove sei?” Lui ti risponde attraverso un Tau in chiesa e un passo del nuovo libro di Don Fabio Rosini, che ci ricorda che San Paolo ha scritto che ci dobbiamo vantare anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. E la speranza poi non delude perché l’Amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Abbiamo imparato a leggere gli schermi delle macchine in ospedale e ad attendere ancora un po’ prima di poterla portare a casa. Abbiamo imparato a cambiare pannolini puzzolenti e a chiederci come fa un esserino di due chili e mezzo a produrre tanta, tanta ma tanta cacca! Abbiamo imparato a chiedere aiuto ai nonni quando è arrivata la prima colica e a distinguere ogni tipo di urletto o vagito.
Abbiamo imparato che si addormenta se cantiamo per delle ore Ligabue, Debora Vezzani e le canzoni Disney, ma se arriva la bisnonna le canzoni vintage la fanno addormentare in cinque minuti. Abbiamo imparato che un solo suo sorriso aggiusta una giornata storta e stressante al lavoro.
Abbiamo imparato che Chiara non è una benedizione solo per noi, lei ci sfida ad essere aperti agli altri, accoglienti ancora di più verso le persone che ci stanno intorno. Ci ha insegnato che attraverso quel suo piccolo cromosoma in più, con pazienza e perseveranza possiamo far fruttare tutti i nostri talenti e gioire pienamente per questo immenso dono che è la vita.
Nonostante i “non imparerà mai a fare questo o quello” ricevuti, Chiara ha dimostrato a tutti come la vita ci può sorprendere. Ci ha insegnato a guardarla da un’altra prospettiva, ci ha insegnato che non sempre conviene correre, ma soprattutto che le cose le fa a modo suo.
Con Chiara mi diverto a mettere in crisi le persone che dopo le varie domande di rito “come si chiama?” , “Quanto ha?”, “Ah.. è nata prima?” e soprattutto “ma è sana?”, la vedono sorridere e sul loro viso si materializza una particolare espressione mista tra compassione e dispiacere.
A quel punto mi occupo anche dei loro sentimenti e li metto ancora più in crisi dicendo che Chiara è in salute e che è una piccola peste che gioca, sta seduta, beve direttamente dal bicchiere e non smette di parlare.
Chiara è ciò che non ti aspetti, o forse sì, una bambina vivace, solare che come ogni bambino da il suo amore al cento per cento. Il Santo Padre qualche giorno prima il suo primo compleanno aveva detto che ” I figli sono il dono più grande. I figli si accolgono come vengono, come Dio li manda, come Dio permette”.
Ecco, Dio ci ha permesso di essere genitori di Chiara, si è affidato a noi per custodire questa sua creatura e pensare a questo mi fa sentire piccola ma allo stesso tempo privilegiata…ed ecco…il futuro non ci fa più paura!